Come un autoritratto entro uno specchio convesso

Ancora ignota, l’associazione di idee si insinua fin dall’ingresso nella sede milanese di kaufmann repetto. Nella prima sala, essa nasce come stupore, di fronte al basamento totalmente trasparente; cresce sotto forma di stranezza, in basso, rispetto al quadro collocato a un’altezza incongrua; matura poi in spaesamento, quando si segue la parete d’angolo che, per circa un metro, prolunga in altezza il piano di calpestio.

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Intrappolati dai maestri

“Verrebbe la voglia di dire, iniziando un articolo come questo, che la nuova arte italiana non esiste ancora”. Iniziava così il primo articolo di Francesco Bonami su “Flash Art”, con una citazione di Gregorio Magnani tratta da un testo pubblicato su “Arts Magazine” nell’aprile 1989. E verrebbe la voglia di iniziare questa recensione allo stesso modo, perché dopo aver visitato Fantastica, la 18° Quadriennale di Roma, si ha l’impressione che artisti e curatori italiani vivano in un continuo slittamento temporale, in una sorta di interminabile postmodernità che li costringe a ricordare, a citare, a ritornare costantemente sugli stessi sentieri.

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